LA MUTA DEI PAPPAGALLI
LA MUTA DEI PAPPAGALLI
Ho la casa piena di piume…. quante volte ho sentito questa frase…
Tra luglio e novembre di ogni anno chi vive con un uccello domestico nota come vi sia la caduta continua delle penne che ricoprono il corpo dell’animale. Niente paura, non si tratta di una malattia, ma solo di un normale fenomeno fisico che si ripete annualmente! La muta è un fenomeno fisiologico grazie al quale gli uccelli rinnovano annualmente le penne. Ciò accade normalmente una volta l’anno, con lo scopo di sostituire gli elementi del piumaggio logorati. Si tratta di un processo legato ai cicli stagionali, che nel nostro emisfero si svolge nel periodo compreso tra luglio a tutto novembre. Anche gli uccelli d’origine esotica, come il diamante mandarino o il diamante di Gould, essendo oramai domestici (cioè avendo superato il periodo d’acclimatazione e quello successivo dell’addomesticamento), subiscono la muta nel periodo estivo-autunnale.
Un fenomeno complesso
Arresto dell’attività sessuale, perdita del canto nel maschio, caduta e ricrescita delle penne sono gli aspetti esteriori più appariscenti di un fenomeno complesso, nel quale intervengono alcune ghiandole endocrine (ipofisi, tiroide e gonadi) e il sistema nervoso. In particolare si osservano un’intensa attività tiroidea, una riduzione dell’attività delle gonadi ed un intervento dell’ipofisi. L’azione ipofisaria è mediata dall’ipotalamo, regione nervosa sensibile agli stimoli luminosi; pertanto ogni variazione nella durata della luce, sia naturale che artificiale, può accelerare o ritardare la muta. Effettivamente tutti gli ornitofili hanno potuto osservare come un autunno soleggiato ritardi il compimento della muta, mentre un periodo di tempo coperto accelera la conclusione del fenomeno. La muta, secondo la durata, può essere precoce, normale o tardiva, con un termine non fisso, dipendendo dal sesso, dall’età, dallo stato di salute dei soggetti e dalle condizioni ambientali. La muta più rapida si ha nei soggetti adulti di uno o due anni d’età, mentre i soggetti anziani mutano con maggiori difficoltà. Negli uccelli ammalati la muta si arresta, alle volte non completandosi neanche dopo la guarigione.
Un momento difficile
Il periodo della muta è certamente un momento critico nella vita di un uccello domestico, che è particolarmente sensibile alle variazioni di temperatura e d’umidità dell’ambiente in cui vive. Affinché i soggetti realizzino correttamente la muta delle penne, sono necessari una temperatura costante ed un tasso d’umidità non superiore al 55-65%, il soggiorno in voliere o gabbie non affollate e un’illuminazione ridotta (che può’ essere ottenuta oscurando parzialmente con tende le finestre del locale d’allevamento). Non va sopravvalutata l’importanza dell’alimentazione in questo periodo, poiché troppo spesso, per voler abbondare in alimenti oleosi o iperproteici, si finisce per nuocere alla salute dei soggetti. Nel periodo della muta, in ogni caso, l’alimentazione dovrà essere adeguata alle esigenze metaboliche degli animali: aumenta il fabbisogno di sostanze azotate e soprattutto di aminoacidi, quali cistina e metionina. Inoltre una carenza vitaminica può, in questo periodo, essere particolarmente temibile, poiché, com’è noto, le vitamine intervengono in molte reazioni chimiche dalle quali dipende la vita delle cellule. I vegetali contenenti zolfo, come i cavolfiori e broccoli, l’avena, che contiene metionina (aminoacido “essenziale”, che gli uccelli non riescono a “fabbricare”), il pastone d’allevamento, nonché il lievito di birra (ricco di vitamine del gruppo B), completano un’alimentazione che deve, in ogni caso, essere varia ed equilibrata. Può, inoltre, essere utile un’integrazione con sali minerali, aminoacidi (particolarmente importanti in questo periodo, oltre alla già citata metionina, quelli cosiddetti “solforati”, presenti nella costituzione delle penne) e vitamine, soprattutto del gruppo B.
C’è muta e muta
La perdita ed il rinnovo delle penne in periodi anomali, dà origine a quel fenomeno definito nella sua globalità come “falsa muta”. Questa può avvenire per motivi dipendenti direttamente dal metabolismo del soggetto, oppure per cause derivanti da errori di conduzione dell’allevamento (non idonee condizioni ambientali o errata alimentazione). In ogni caso si tratta di un fenomeno patologico di una certa gravità, poiché oltre alle grandi difficoltà che incontra l’animale nella ricostituzione del piumaggio, è difficile individuare le cause all’origine della muta anomala. Gli uccelli robusti hanno generalmente una muta delle penne breve (alcune settimane); quelli più fragili di costituzione o debilitati da pregresse patologie, conoscono invece mute più lunghe e dalla faticosa conclusione. In caso di una buona muta delle penne, il giovane uccello avrà un piumaggio nuovo, lucente e ben colorato. In caso invece, di una cattiva muta, il piumaggio sarà opaco e l’animale ne uscirà debilitato. In questo periodo dell’anno è particolarmente importante evitare ai soggetti il raffreddamento, il cosiddetto ‘colpo di freddo’. La temperatura ambientale va mantenuta il più possibile costante ed il bagno va fornito a condizione che nell’ambiente vi sia una temperatura mite. Un infortunio che può accadere nel corso della muta è il beccaggio delle penne, che in alcuni casi può divenire una vera e propria patologia, la cosiddetta “pica”. I soggetti, se ospitati in gabbie o voliere di piccole dimensioni o troppo affollate, per lo stress associato ai problemi metabolici tipici del periodo, si strappano le penne tra loro, in particolare quelle sulle spalle e quelle della coda (le timoniere). Se questo capita è necessario prendere alcune precauzioni: sistemare gli uccelli in voliere spaziose, togliere immediatamente l’esemplare più aggressivo (è sempre presente!) e isolarlo in un’altra gabbia, infine fornire un’alimentazione variata e ricca di vitamine.
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